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Storia di Secinaro

Dai Colonna ai Piccolomini

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Dai Colonna ai Piccolomini


(a cura di Evandro Ricci)

Nel 1463, intanto, il Re Ferrante (Ferdinando I D'Aragona) donò la città di Celano, come già detto, ad Antonio Piccolomini D'Aragona, duca di Amalfi e capitan generale insieme con le terre di molti paesi (Si noti come il nome dei paesi sia mutata e mutevole nel tempo): Capistrano, Sanpietro, Santeugenio, Aiello, Piscina cum casalibus, Speronassino, Ascio, Venere, Ortuccio, Leccia, Yyoa, Benesegna, Sansebastiano, Gerianosicco, Castelloyero, Castelvecchio, Gagliano, Socinario, Cocullo, e la baronia di Carapelle, cioè Carapelle, Castelvecchio, Calascio e Rocca di Calascio e Sanstefano, similmente la baronia di Balsarana, Morrea, Civita di Antina e Castelnuovo di Abruzzo Ultra.

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Le aree archeologiche di Secinaro

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Le aree archeologiche di Secinaro


Tracce di una storia antichissima risalente a 5000 anni fa.

Secinaro fu certamente un insediamento importante dei Peligni Superequani. In diverse contrade sono stati fatti interessanti rinvenimenti di reperti archeologici. In località "Casale", per esempio, vennero alla luce parecchi frammenti antichi in calcare bianco: il frammento di una cornice, il coperchio di un'urna cineraria a forma rettangolare, la parte superiore di un'ara votiva, i resti di un tempietto, un rocchio di colonna, pietre lavorate, tombe a tegoloni, nonché vari resti fittili. Chiesa di Santa Maria della Consolazione: portale.Nei pressi della fontana "La Cambra" sono stati rinvenuti ruderi di antiche costruzioni, resti di muri ad opus incertum, blocchi di pietre squadrate di varie dimensioni, frammenti di laterizi e alcune lapidi che inducono a credere che lui potesse sorgere un vicus o un pagus. Tra la fonte "La Cambra" e il borgo "La Villa" sono stati scoperti resti di muri, un basamento d'ara, pietre lavorate e tombe a tegoloni. A nord della fonte "San Gregorio" fu trovato nel 1926 un frammento di architrave in calcare con fregio in rilievo sulla parte anteriore e, lungo un sentiero, resti di fabbricati antichi, tra cui una cella vinaria. Nelle immediate vicinanze, nel 1968, fu rinvenuto il cippo funerario di "Novia", interessante frammento di fregio avente, in rilievo, festoni con frutti, foglie e spighe sostenute da putti, altri due cippi (uno presenta sulla parte anteriore una testa di leone con in bocca un anello da cui pende una clava, l'altro, sulla fronte, una dedica ad Ercole Vincitore e, sul lato sinistro, una clava in rilievo), alcune statuette di bronzo, un grosso frammento di cavaliere armato e i resti di un edificio che attestano l'esistenza di un santuario in onore di Hercules Victor.

 

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La Chiesa di San Nicola a Secinaro

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La Chiesa di San Nicola a Secinaro


Approfondimento sulla Chiesa di San Nicola (a cura di Evandro Ricci)

 

Dopo l'escursus sulle notizie del Castello che, senza più feudatari e forse disabitato dal 1311, era rimasto abbandonato a se stesso e fu oggetto dell'opera devastatrice del Piccinino e del Ruggierone intorno al 1463, torniamo al primo argomento. La Chiesa di San Nicola di Bari a Secinaro fu edificata verosimilmente utilizzando il materiale del diruto castello. Quando sia sorta la Chiesa non è dato saperlo con precisione assoluta. Sono certe due date, quella della distruzione del castello e quella del 1527 del portale della Chiesa. Potendo consultare la documentazione dell'archivio parrocchiale forse si sarebbe potuto stabilire la data storica della sua costruzione. Ma i documenti sono stati bruciati come roba vecchia da un sacerdote frate di turno che veniva a celebrare la messa ogni domenica. Con l'insipiente distruzione dei documenti d'archivio è stata distrutta la vita stessa dei "vecchi" abitanti di Secinaro, perché la Chiesa é sempre stato il fulcro della sua gente, delle nascite e della morte, nonché della vita del paese, della gioia e del dolore, del battesimo, della cresima, dei matrimoni, insomma della sua storia e della sua civiltà. Il portale della Chiesa, dunque, é del 1527 ed é molto somigliante al portale principale e a quello secondario della chiesa di Santa Maria del Colle di Molina Aterno.

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La Contessa di Celano

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La Contessa di Celano

Nel considerare il passaggio di proprietà delle nostre terre al Monastero di Farfa, non si deve perdere di vista le vicissitudini storiche del Meridione d'Italia che coinvolsero il Ducato Longobardo di Benevento ed il Regno di Napoli. Dopo circa un secolo e mezzo, infatti, e precisamente nel 1458, si ha notizia che la Contea di Celano era affidata ai Conti Ruggeri, una delle supreme famiglie del Regno di Napoli. L'ultima erede dei Conti Ruggeri fu la Contessa Giovannella, così chiamata per la sua bassa statura. La Contessa andò sposa a Lionello Accrocciamuro o Acclozamuro, un valoroso capitano originario della Provenza, regione storica della Francia Meridionale, il quale aveva combattuto in Puglia e si era distinto nella battaglia di Troia nel 1441. Sebbene perdente, Lionello fu accolto nelle file del vincitore Re Alfonso d'Aragona proprio per il valore dimostrato in battaglia. Evidentemente Lionello era un capitano di ventura che passava nelle file di chi meglio lo retribuiva. Nel 1450, sposando Giovannella, Lionello si intitolava Conte di Celano. Da loro nacquero due figli. Il maggiore di questi, Ruggierone, non assomigliava affatto al nobile eroico padre; era litigioso, dissoluto e sedizioso. Dopo la morte di Lionello, Giovannella sposò, senza avere più figli, il nobile Odoardo Colonna Principe Romano, nipote del papa Martino V. Conseguentemente Ruggierone divenne Conte di Celano. In quei tempi c'erano le lotte per la conquista del Regno di Napoli da parte degli Angioini.

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Il Castello di Secinaro

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Il Castello di Secinaro

Il Castello di Secinaro (a cura di Evandro Ricci)

Il castello in generale Il nucleo originario dell'insediamento con recinto fortificato è databile in un periodo compreso fra il IX ed il XII secolo. L'ipotesi può essere suffragata dal toponimo di Secinaro e da considerazioni di carattere storico generali e particolari desumibili dalla tipologia dell'impianto urbano. Devono essere trascorsi più di due secoli dall'arrivo dei Longobardi (fra il 571 e il 574), anni in cui si fa risalire la distruzione dei "pagi" superequani e della civitas di Superaequum, prima che gli eredi dei Peligni Superequani costruissero i castelli o gli insediamenti fortificati su nuovi siti possibilmente su alture per ragioni di strategia difensiva. Tra il IX ed il XII secolo i particolarismi politici dettati da conti e abati consentono la diffusione delle strutture fortificate. Queste, in precedenza, non esistevano perché  la potenza di Roma garantiva la pace a tutti gli abitanti entro il territorio dell'Impero. Le zone interne dell'Abruzzo, relativamente desolate, assumono un'importanza notevole territorialmente in funzione dei collegamenti fra il Nord, il Centro ed il Sud dell'Italia. In quel periodo di tempo si preferivano gli itinerari interni fra vallate e passi montani alle vie litoranea pianeggianti ma affette da malaria. Dal 1100 in poi i collegamenti vennero intensificati a causa della ripresa della transumanza delle greggi dall'Abruzzo alla Puglia, che aveva subito quasi un arresto per il depauperimento delle greggi e dell'economia in generale delle popolazioni centro-meridionali dell' Italia. Il nucleo originario, dunque, fu la torre. Ad essa si aggiunsero più corpi cinti da mura forse in tempi diversi.

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San Nicola di Bari

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San Nicola di Bari


(a cura di Evandro Ricci)

La Chiesa di San Nicola di Bari in Secinaro é parrocchiale da non più di un secolo. In precedenza era parrocchiale la più antica Chiesa di Santa Maria della Consolazione, già tempio della pagana dea Pelina. Il nome Nicola deriva dal greco Nicolaos, tratto da Nik e e Laos nel significato di "vincitore del popolo", latinizzato in Nicolaus. S. Nicola era vescovo di Mira nella Licia, antica regione dell'Asia Minore, corrispondente al territorio dell'odierna regione di Kaza (Turchia Asiatica), un altopiano stepposo e montuoso con cime che raggiungono i tremila metri di altezza, con oasi coltivate a sesamo e a cereali. La Licia fu soggetta ai Persiani nel VI secolo a.C. Successivamente passò alle dipendenze dei Tolomei d'Egitto. Nel III secolo a.C. vi si formò una confederazione di ventitrè città le più importanti delle quali furono Patara e Xanto.

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Le origini del nome "Secinaro"

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Le origini del nome "Secinaro"


Le origini del nome "Secinaro" (a cura di Evandro Ricci)

Per l'ètimo di Secinaro bisogna attenersi scrupolosamente a quanto risulta dai documenti. Conseguentemente non si ritiene valida l'ipotesi formulata dal Prof. Felice Santarelli secondo il quale il nome di Secinaro deriverebbe da Cecinae ara, ara della dea Cecina, che con successive correzioni fonetiche, si sarebbe trasformato in Cecinara, Secinara ed infine in Secinaro, come il Santarelli scrive. E' un'ipotesi, questa, suggestiva ed affascinante, ma è priva di ogni riscontro e di ogni fondamento probante. Il nome di Secinaro può essere legato al culto di Cibele e di Diòniso risultante nella documentazione epigrafica del I secolo a. C. ed al nome di una ninfa, Sìcina o Sicinna dalla quale deriva il nome della Sicìnnide antica danza cultuale, adorati dalle nostre antiche genti presenti nella tradizione popolare e nella leggenda della Madonna. Quindi il nome di Secinaro deriverebbe da Sìcinae ara (V. E.Ricci, Il bosco sacro del Sirente fra Sicìnnide e leggenda, Sulmona 1989).

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