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La Chiesa di San Nicola a Secinaro

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La Chiesa di San Nicola a Secinaro


Approfondimento sulla Chiesa di San Nicola (a cura di Evandro Ricci)

 

Dopo l'escursus sulle notizie del Castello che, senza più feudatari e forse disabitato dal 1311, era rimasto abbandonato a se stesso e fu oggetto dell'opera devastatrice del Piccinino e del Ruggierone intorno al 1463, torniamo al primo argomento. La Chiesa di San Nicola di Bari a Secinaro fu edificata verosimilmente utilizzando il materiale del diruto castello. Quando sia sorta la Chiesa non è dato saperlo con precisione assoluta. Sono certe due date, quella della distruzione del castello e quella del 1527 del portale della Chiesa. Potendo consultare la documentazione dell'archivio parrocchiale forse si sarebbe potuto stabilire la data storica della sua costruzione. Ma i documenti sono stati bruciati come roba vecchia da un sacerdote frate di turno che veniva a celebrare la messa ogni domenica. Con l'insipiente distruzione dei documenti d'archivio è stata distrutta la vita stessa dei "vecchi" abitanti di Secinaro, perché la Chiesa é sempre stato il fulcro della sua gente, delle nascite e della morte, nonché della vita del paese, della gioia e del dolore, del battesimo, della cresima, dei matrimoni, insomma della sua storia e della sua civiltà. Il portale della Chiesa, dunque, é del 1527 ed é molto somigliante al portale principale e a quello secondario della chiesa di Santa Maria del Colle di Molina Aterno.

Esso é sormontato da una lunetta, lateralmente i piedritti con le modanature che continuano sull'architrave si piegano alla base; sculture floreali sono sulle mensole, una decorazione geometrica sul fregio. Lo stile è quello rinascimentale. Gli artisti costruttori devono aver operato nei due centri peligni subequani contemporaneamente, o a distanza di alcuni anni l'uno dall'altro. Forse lo stesso artista ha operato nei due centri peligni subequani ? Dal confronto dei portali delle Chiese di Secinaro e di Molina Aterno con quelli di quasi tutte le Chiese della zona, si deduce che gli abitanti del nostro territorio costituiscono una sola entità culturale. I borghi, infatti, sono quasi integri e perciò affascinanti; vantano ciascuno la propria storia e le proprie tradizioni. Hanno una tonalità grigia del tutto particolare che vela ogni cosa e conferisce una patina di antichità sia alle piccole abitazioni, sia ai palazzi nobiliari. In tale ambiente naturale, umano e religioso si trovano molti edifici di stile rinascimentale.E' noto che il centro di espansione dell'arte rinascimentale è Firenze da dove si diffonde in Europa e in Italia raggiungendo anche la nostra terra D'Abruzzo e financo le terre del medio corso del fiume Aterno e della Valle Subequana. Sotto i Bizantini prima e sotto i Longobardi dopo, la Via Claudia - Valeria fu abbandonata e divenne quasi impraticabile. I rapporti tra Firenze e Napoli, nel Quattrocento, erano intensi e si svolgevano attraverso la "Via degli Abruzzi" più sicura della Via Pontinia dalle insalubri paludi. Seguivano il tratto viario L'Aquila - Sulmona seguendo la "Via Claudia Nova" Navelli - Popoli, ma anche la via che affianca il corso del fiume Aterno : San Demetrio - Molina Aterno - Castelvecchio Subequo -Goriano Sicoli - Raiano. Nel Rinascimento gli edifici vengono caratterizzati dalle forme dell' architettura classica di ispirazione romana e greca; l'arco gotico (un esemplare è a Tione degli Abruzzi) viene sostituito da quello a tutto sesto, si costruiscono volte a botte e non ogivali. Si ridà importanza alle costruzioni civili come dimostrano le finestre rinascimentali di molti palazzi e di abitazioni modeste. Non vi è paese o frazione che non abbia una chiesa del Rinascimento, caratteristica nei portali contraddistinti dai piedritti con le modanature che continuano sull'architrave e si piegano alla base, dall' architrave stesso, dalla lunetta sostituita in alcune chiese da un timpano triangolare, dalle sculture floreali sulle mensole, dalle decorazioni geometriche sul fregio, dalle cornici scolpite ad ovuli, dal sole cultuale bernardiniano che sembra illuminare il tutto. Il portale della Chiesa di San Nicola di Bari di Secinaro è dei primi anni del 500, è sormontato da una lunetta, ai lati i piedritti con le modanature che continuano sull'architrave si piegano alla base, sculture floreali sono sulle mensole, una decorazione geometrica è sul fregio. La chiesa di San Nicola di Secinaro ha il portale quasi identico a quello principale e a quello secondario della Chiesa di Santa Maria del Colle di Molina Aterno databili al 1527. Si è del parere che i tre portali siano stati commissionati allo stesso artista. Sicché negli ultimi decenni del Quattrocento ed all'inizio del Cinquecento fioriscono anche nella nostra terra, cosiddetta interna, le arti, soprattutto quella architettonica che si riscontra nelle chiese e perfino nelle chiesuole di campagna, sorte sui resti di antichi templi o di aree sacre a divinità pagane. A tale proposito sono emblematiche le chiese di Santa Maria della Vittoria di Fontecchio e la chiesa di Santa Maria della Consolazione di Secinaro. Il portale della chiesa di San Nicola di Bari e anche quello della chiesa di Santa Maria della Consolazione (del 1507) sono di stile rinascimentale. Dai confronti dei portali di quasi tutte le Chiese della Valle Subequana si può dedurre che gli abitanti del nostro territorio costituiscono una sola entità culturale. Altra data certa è del 19 dicembre 1569 quando la Chiesa di San Nicola era già stata definitivamente edificata e consacrata. In quel giorno un cittadino di "Secinara" lasciò una somma sufficiente per erigere una cappellania al servizio delle Chiese di Santa Maria della Consolazione, di San Nicola e di Santa Maria della Valle con lo scopo di lodevole di aiutare l'allora parroco don Nicola Sante arciprete della Chiesa Madre di Santa Maria della Consolazione. Quest'ultima, infatti, era la chiesa parrocchiale, mentre quella di Santa Maria della Valle era la chiesa di Longanum, l'attuale Villa, ancora abitata nel 1569. L'atto notarile della donazione fu redatto dal notaio Livio di Amicarella di Gagliano Aterno e conservato dagli eredi del notaio Capulli dell'Aquila. Il 9 novembre 1741 il Vescovo di Sulmona, mons. Corsignani, compie una visita pastorale prima a Gagliano Aterno e poi a Secinaro. Nella Chiesa Madre di Santa Maria della Consolazione ricevette " la obbedienza dello arciprete don Colitti e di altri sei sacerdoti ". Ben sei sacerdoti erano addetti all'assistenza dell'arciprete ed alle anime degli abitanti di Secinaro. Il Vescovo visitò anche "due chiese fuori le mura", come risulta nel Liber Visitatiorum conservato presso la Biblioteca Diocesana di Sulmona. Oltre alle chiese menzionate, a Secinaro dovevano essere consacrate la "Chiesola" nel rione del Codacchio e la chiesa di Santa Cecilia nell'attuale Piazza degli Eroi, già. rione della "Cona". La chiesa di San Nicola, dunque, sorge sulle fondamenta del castello dei Sichenalem o Sicinari. Del castello restano le fondamenta, alcuni contrafforti e lo sbrecciato portone d'ingresso. Sul contrafforte nord - orientale si può ammirare un rosoncino di pietra finemente lavorato: E' di notevole importanza perché di stile romanico e nel disegno può a ragione considerarsi una anticipazione delle finestre a ruota, i rosoni, che furono sviluppati successivamente sui fronti delle chiese gotiche abruzzesi. La Chiesa subì serie lesioni dal terremoto del 1915. Furono eseguiti subito i lavori per rinforzare la struttura muraria. Per il restauro dell'interno fu interessato il pittore Ugo Scaramucci di Foligno il quale aveva già operato nella chiesa di Gagliano Aterno su invito del parroco Luigi Pasquali originario di Prezza. A Secinaro era parroco l'arciprete don Nunzio originario di Roccaraso. Il pittore Scaramucci eseguì la prima pittura che si osserva entrando dalla porta del lato est. Per la barbuta figura di San Nicola posò un vecchio fabbro della famiglia Maiani, per il leggiadro volto dell'angelo posò una signorina del paese della famiglia Accili. La Chiesa, dalla sua posizione, domina la Valle Subequana e si erge maestosa e protettrice sul sottostante paese di Secinaro. Vi si giunge da Via della Chiesa, Via del Colletto, Via delle Grazie, Via della Madonna, Via del Poggio e dal sentiero proveniente da Goriano Valli. Il sagrato è una piazzetta irregolare sulla quale si affaccia un prospetto laterale della Chiesa; risulta più vasto di quello originario in seguito allo spianamento eseguito nel 1950 di uno sperone roccioso adiacente allo svettante campanile. Il sagrato fu reso più funzionale con la costruzione della scalinata ideata dal geometra Panfilo Ricotta, voluta dal parroco arciprete don Donato Masci ed eseguita dagli allievi di un corso di addestramento per muratori sotto la guida dei capimastri Di Pietro e Graziani (insegnante teorico del corso fu lo scrivente). La struttura muraria della Chiesa é in pietrame calcareo irregolare, ammorsata agli spigoli con blocchi di arenaria squadrati e sovrapposti a regola d'arte. La parte basamentale è vistosamente contraffortata e termina all'altezza del sagrato, è costituita dai resti del castello. Nel lato Nord la base è costituita da una scarpata in pietrame calcareo frammisto a mattoni, materiale di recupero, che segue l'orografia del suolo caratterizzato da strati calcarei che emergono obliquamente, visibili soprattutto alla base del campanile. Questo, pur nella sua poderosa fattura a base quadrata, è snello e maestoso nello stesso tempo e sovrasta la cupola della Chiesa. Le finestre dell'edificio sono alte e disposte simmetricamente; hanno spalle in mattoni su cui impostano archi molto ribassati. L'interno della Chiesa è ad una sola navata con altari votivi laterali e con alcuni dipinti di buona fattura artistica su tela. Il cornicione e l'altare centrale presentano elementi di stile barocco. Attualmente, dopo un periodo di inagibilità per restauro, è stata riaperta al culto, ma ha bisogno di molti restauri. Intorno alla cupola sono ben visibili i dipinti dei quattro evangelisti. Concludendo, è bene rivolgere un auspicio : di continuare e di rinsaldare la teoria secondo la quale si stabilisce la simbiosi tra i cittadini e la struttura urbana e dei monumenti significativi. La teoria è di alcuni millenni fa, risalente al IV secolo a.C. all'architetto Ippodamo da Mileto, ma sempre attuale. Lasciamo che non venga ferita la memoria storico-culturale del nostro paese legata ai piccoli resti di inestimabile valore, di antiche costruzioni quale la Fontana della "Cambra", ad una residua cultura architettonica, ad una consapevolezza storico - collettiva. Conserviamo gelosamente la memoria dei nostri padri. I reperti archeologici, i resti dell'antico castello, quelli dell'antica Chiesa di Santa Maria della Valle, della chiesa di Santa Maria della Consolazione, di San Nicola di Bari sono la testimonianza delle nostre antiche genti, dei nostri avi; devono far parte di noi stessi, della nostra vita, si direbbe che debbano entrare a far parte del nostro sangue. Teniamocene di conto, difendiamo ogni elemento dalle forze distruttrici siano esse naturali o umane (e sono tante). Così operando difenderemo la nostra vita, noi stessi. Se amiamo noi stessi, dobbiamo amare il mondo dei nostri progenitori, ogni elemento che ci parla di loro e ce ne testimonia l'esistenza. Intorno al Castello e alle Chiese deve continuare a vibrare ogni fibrilla del nostro corpo ad illuminare la nostra anima, ad avere un senso la vita delle nostre future generazioni.

CHIESA DI SAN NICOLA

Approfondimento sulla Chiesa di San Nicola (a cura di Evandro Ricci)

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