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Home Cultura e tradizioni Il Venerdì Santo e la processione mattutina

Il Venerdì Santo e la processione mattutina

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La tradizionale processione del calvario tra i fuochi purificatori


Piazza Chiesa S. Nicola- Mattina del Venerdì Santo, ore 8:00 -  partenza verso il Calvario Ogni tradizione popolare affonda le radici in un fatto storico, in episodi del passato anche remoto. Il tempo può apportare aggiunte, omissioni, modifiche, aspetti anche fantasiosi , ma l' origine resta. Ricordiamo la Leggenda della Madonna della Consolazione legata alla sicìnnide a Secinaro, il Culto di Angina nella Festa di San Domenico a Cocullo... Anche la Processione mattutina detta del Calvario del Venerdì Santo tra i fuochi purificatori a Secinaro trova riscontri con manifestazioni religiose e pagane dell'antichità. La purificazione è una pratica religiosa occasionale o periodica diretta a liberare da impurità i fedeli, eseguita per mezzo di abluzioni, detersioni, aspersioni, fumigazioni, del fuoco...

Era praticata in molte religioni antiche. Attualmente si pratica in India dagli Indù che si immergono nelle acque sacre del fiume Gange. Il Cristianesimo ha ereditato la purificazione con carattere esclusivamente simbolico perché l'impurità deriva soltanto dal peccato : purificazione dell'anima, dei pensieri, delle intenzioni. Anche la Festa della Candelora del 2 febbraio celebra la purificazione della Madonna in occasione della presentazione del figlio Gesù al Tempio: le candele vengono benedette per essere conservate tutto l'anno. In Giudea la Pasqua era "festa di pellegrinaggio", la più popolare, obbligatoria per gli uomini; questi si facevano accompagnare dalle mogli e dai figli. Città e villaggi si svuotavano e Gerusalemme si stracolmava di "gitanti". La maggior parte di essi vi giungeva una settimana prima. Non poteva festeggiare la Pasqua chiunque fosse stato contaminato da impurità. Impuri erano coloro che si fossero trovati in una stanza con un cadavere, coloro che lo avessero toccato per qualsiasi motivo, coloro che addirittura avessero camminato su una tomba. Un decesso, in un villaggio, contaminava quasi tutti gli abitanti. Occorreva una settimana di tempo perché questi potessero purificarsi, il rito della purificazione consisteva nell'aspersione con una miscela di acqua e di ceneri di una giovenca rossa, il primo e il settimo giorno; l'ottavo giorno l'impuro doveva fare un bagno e lavare le proprie vesti. Diventava, così, puro. A Gerusalemme i sacerdoti pensavano loro a preparare la miscela purificatrice perché i pellegrini dovevano purificarsi prima di entrare al Tempio. L'ultimo atto della purificazione consisteva nel sacrificare un agnello portato al Tempio di Gerusalemme da un componente di ogni gruppo di pellegrini; l'agnello veniva ucciso,  scuoiato, eviscerato, ridato al proprietario, arrostito per intero e consumato al tramonto, nella cena pasquale. Nell'anno della morte di Gesù gli agnelli furono uccisi di giovedì e la cena si tenne il venerdì, secondo il calendario ebraico. Nell'anno 30 dell'Era Volgare, anche Gesù si  recò a Gerusalemme per la ricorrenza pasquale. Non risulta che egli e i suoi discepoli abbiano sacrificato un agnello. Si può immaginare che essi siano stati aspersi con la miscela purificatrice preparata da un sacerdote. Sappiamo come andò a finire: Gesù entrò a Gerusalemme osannato; entrò ai Tempio dove rovesciò i tavoli dei cambiavalute e dei commercianti; consumò la Cena, l'ultima, con i discepoli; fu arrestato dalle guardie; al Gran Sacerdote ammise di essere il "Cristo" cioè il Messia (secondo Marco, ma non secondo Luca e Matteo); fu condannato per bestemmia; Pilato lo condannò alla crocifissione perché "re dei Giudei". Nell'antichità il rito della purificazione rientrava nell'ordinaria esperienza della vita. Era come un'usanza presso tutti i popoli. Greci, Ebrei, Siriani, Romani e tutti i popoli dell'impero Romano lo eseguivano con dettagli diversi per la finalità dello stesso rito diretto alle divinità venerate. In casi gravi di impurità, presso gli Ebrei si rinunciava alla purificazione, ma si procedeva alla eliminazione del soggetto per mezzo della lapidazione o dell'espulsione (capro espiatorio). Presso i Greci, le persone affette da grave impurità dette pharmacòi perché portavano "rimedio" alla polis venivano espulse o eliminate. Alcuni popoli primitivi abbandonavano l'abitazione dove era avvenuto un decesso perché divenuta impura. Con il rito della purificazione le persone si rendono degne di entrare o di rientrare a contatto con il sacro. Presso i Romani si eseguiva la "lustrazione" che poteva essere privata o pubblica, occasionale, periodica o fissa. Ogni cinque anni l'esercito e l'intero popolo venivano purificati con solenne rito che consisteva nell'aspersione con acqua lustrale. Le Feste Lustrali furono istituite da Servio Tullio; in tali occasioni si sacrificava un toro, un maiale ed una pecora (suovetaurilia). La lustrazione rendeva alla persona o alla collettività la purezza necessaria per riacquistare la condizione per partecipare a tutte le attività normali sia profane che sacre. Le purificazioni erano connesse ai digiuno. In origine, presso i cosiddetti selvaggi, ebbero un carattere magico di fronte alla influenza degli spiriti. Con l'evolversi delle civiltà, le purificazioni divennero riti per atti religiosi. In questo senso vennero eseguite dai Persiani, dagli Egiziani, dagli Indiani, dagli Ebrei, dai Greci, dai Romani, dai Popoli Italici e, quindi, dai Peligni in generale e dai Peligni Superequani in particolare. Si purificavano non soltanto le persone, ma anche le cose i luoghi, le vie, gli utensili. Gli atti della purificazione erano detti "Lustrationes". Elevandosi il  concetto religioso, le purificazioni esteriori divennero simbolo di purificazione interiore e spirituale. Il mezzo di purificazione più usato ed espressivo è l'acqua, meno usato ma ugualmente espressivo è il fuoco.      Presso i Peligni Superequani e segnatamente e nell'ambito dei territorio dell'attuale Comune  di Secinaro si hanno alcuni reperti archeologici riferiti all'antico rito della purificazione. Uno è il rinvenimento dei resti purtroppo dispersi di un catino usato per contenere acqua lustrale nel tempio pagano in località Casale (campo sportivo) ; un secondo reperto è l'iscrizione di Lucius Vibius Severus quadrumvir della civitas di Superaequum in cui si menzionano Ludos solemnes, cioè festeggiamenti solenni in occasione dei quali si compivano anche le lustrazioni. Un terzo documento è l'epigrafe in cui si menziona il Bosco sacro del dio Silvano del quale parleremo più avanti; un quarto documento epigrafico rinvenuto in località Ira ed edito dal   Persichetti nel 1914 in cui si fa menzione di un ITER PAGANICAM cioè della costruzione o della ricostruzione della strada per Paganica, ma che il dott. Marco Buonocore - epigrafista della Biblioteca Vaticana di Roma - interpreta ITER(UM) PAGANICAM (LUSTRATIONEM); cioè il Pagus della località Ira, divenuto civitas di Superaequum nel processo della urbanizzazione, fu oggetto del rito della lustrazione, quindi della purificazione per la seconda volta. I Romani ed i Popoli Italici festeggiavano,  nel mese di Marzo, il ritorno del dio Sole ed il dio Marte che non era soltanto dio della guerra ma anche protettore della vegetazione, personificazione italica del principio generatore e vivificatore. In aprile si celebrava il risveglio della natura in onore della dea Fortuna e della dea Venere. II culto della dea Fortuna è presente a Superaequum nell'epigrafe dedicata a Scribonia la seconda moglie dell'imperatore Ottaviano Augusto; Scribonia venne a trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Superaequum dove fu sepolta. Anche il culto della dea Venere è attestato a Superaequum insieme con quello di Cerere, Cibele. Ercole vincitore. Pelina, Giano, Silvano. A quest' ultimo era dedicato il Bosco Sacro del Sirente. I culti di cosi numerose divinità non potevano essere in un piccolo villaggio, bensì in un centro ben più importante quale era Superaequum, la civitas dei Peligni Superequani. Le feste di aprile, come quelle di marzo, erano espiatorie. La dea italica dei pastori e delle mandre era Pale assimilato con Silvano. Il 21 aprile, in suo onore, venivano purificati gli armenti e le greggi col fuoco e con l'acqua aspergendoli con un ramo di albero : si provocavano i belati col fumo di zolfo e bruciando fiaccole resinose, rosmarino ed erbe aromatiche: tutti elementi lustrali, cioè purificatori. Nel rito cristiano, a Secinaro, si è consolidata la tradizione, unica in Abruzzo e forse in Italia, della purificazione con l'accensione dei fuochi. Nella processione al Colle della Croce che simboleggia il Golgota ebraico, il popolo che ha partecipato alla rievocazione della crocifissione di Gesù, deve purificarsi prima di rientrare alla Chiesa Madre. E la purificazione avviene per mezzo dei fuochi accesi lungo le vie del paese. Alla dea Pale assimilata al dio Silvano, si rivolgeva tale preghiera: "Benedici la mandra e perdona se a volte siamo entrati nei boschetti a te consacrati e, ignorando il tuo nome, abbiamo tolto foglie al ramo per una pecora malata; perdona se le bestie intorbidarono involontariamente l'acqua chiara della tua fonte ". Trascorsa la giornata in giochi e conviti, a sera si accendevano fuochi di paglia che i pastori saltavano in allegria secondo il rito inteso ad intensificare il calore del sole a beneficio della vegetazione. Nel rito del Venerdì Santo a Secinaro, notevole è la similitudine fra la preghiera del perdono diretta alla dea Pale ed il canto che accompagna la Processione del Calvario allorché il perdono viene reiteratamente invocato: " Perdono, mio Dio; mio Dio, perdono ! Perdono, mio Dio; perdono, pietà! " In vero non è stata violata la sacralità di un bosco dedicato alla dea Pale o al dio Silvano; addirittura è stato violato ed ucciso lo stesso Dio nella persona del figlio Gesù. I fuochi accesi lungo le vie di Secinaro al passaggio della processione rievocanti pagani riti  stanno a svolgere la funzione della purificazione per l'atto esecrando compiuto con la crocifissione del figlio di Dio. La commistione di religiosità e di riti pagani con la ricorrenza del Venerdì Santo cristiana e cattolica a Secinaro è reale e verosimile, come il culto di Angizia rinnovato ogni anno nella festa di San Domenico a Cocullo. Le processioni, come è noto, sono cortei religiosi. Si ritrovano soprattutto presso i popoli civili sia antichi che moderni. In esse si porta in trionfo l'immagine della divinità, ci si reca collettivamente a visitarla e a venerarla, con canti e gesti che hanno un valore pedagogico, in quanto esprimono un modo, una forma in cui si manifesta, si conserva ed estende la religione, quale vincolo di unione non soltanto con la divinità, ma anche quale vincolo sociale. La processione di Secinaro parte dalla Chiesa Madre, scende lungo l'impervio sentiero della "Valle", sale per l'altrettanto impervio sentiero che si inerpica sulla Salita di Cesa , di Campo di Rose, fino alla sommità del Colle della Croce. Quest' ultimo simboleggia il Calvario di Gerusalemme, dove si compie la crocifissione di Gesù. Al ritorno, la processione non segue lo stesso itinerario dell'andata, ma scende seguendo il sentiero che porta alla " Villa ", la medievale Longanum con la chiesa di Santa Maria della Valle, come risulta nella bolla corografica del 1223 del papa Onorio II e, da qui, risale verso Secinaro. Appena si addentra nelle vie del paese si fa più numerosa perché, al suo primo nucleo, si aggiunge la popolazione intera. Procede tra i molti fuochi purificatori accesi al suo passaggio fino alla sommità del paese dove sorge la Chiesa Madre. La manifestazione, in sostanza, è una rappresentazione sentita. I partecipanti non vestono particolari indumenti o cappucci, come avviene in alcuni centri dell'Italia Meridionale ( Guardia Sanframondi, San Lorenzo Maggiore in provincia di Benevento...) , ma sono "la gente", i normali comuni cittadini penitenti ed oranti che avanzano tra i fuochi purificatori perché l'umanità si è macchiata dei più orrendi dei delitti. La Processione del Calvario del Venerdì Santo a Secinaro è unica nel suo genere in Abruzzo e forse, nel mondo. Nella semplicità e nell'ambiente m cui si svolge, è veramente suggestiva e chi vi partecipa o vi assiste prova sensazioni profonde che lasciano un segno indelebile nell'anima.

Evandro Ricci (Servizio fotografico e impaginazione: Colantoni Giuseppe)


 

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