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Home Cultura e tradizioni Festa di Sant'Antonio Abate del 17 gennaio

Festa di Sant'Antonio Abate del 17 gennaio

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Come ogni anno, grazie al Gruppo Alpini, è stata organizzata la manifestazione rievocativa di S. Antonio Abate col seguente programma : Ore 15: benedizione degli animali in piazza degli Eroi; Ore 16: giro del paese con i cantastorie.

Sant'Antonio AbateQuando l'Abruzzo è uscito dal suo isolamento millenario e quando le tradizioni popolari hanno risentito l'urto disgregante della cultura post-industriale, sono stati sepolti i valori e le strutture economiche sui quali si basava la vita della nostra gente. Sono scomparsi totalmente non solo le credenze, ma anche le forme ideologiche, i significati magico-religiosi, le narrazioni popolari spesso piene di fantasia che accompagnavano la vita dall'infanzia alla vecchiaia aiutando per secoli le nostre popolazioni a vivere. Nel calendario rurale-pastorale le usanze e le tradizioni riflettevano una situazione storica di fatto.

Il 17 gennaio, la manifestazione in onore di Sant'Antonio Abate risente tale stato quasi in funzione antistorica per far riemergere dalle ceneri gli eventi pullulanti di esperienze paesane inclusi gli usi, la parlata paesana e i costumi concreti. Purtroppo, per rievocarli, per riviverli, tali usi, tradizioni, costumanze, da reali diventano fatti folklorici che hanno insito il pregio di non mandare dispersi i valori vitali dei nostri avi e dei nostri stessi genitori fino ai primi anni del dopoguerra (anni cinquanta), fino a quando, cioè, l'attività agricola veniva condotta con l'aiuto dei buoi aggiogati all'aratro. La manifestazione del 17 gennaio affonda le radici in un passato remoto; si lega ad un tempo in cui anche noi da ragazzi eravamo attori partecipi. Avvertiamo e riviviamo quasi con orgoglio, sotto la scorza della sempre più invadente cultura industriale, l'espressione della vita contadina e la festosità collettiva, gli incontri interpersonali (pur essendo più spettatori e meno attori di qualcosa che ormai appartiene al passato sia pure recente). Ci sentiamo come proiettati nel passato, riscaviamo nella mente i ricordi, coinvolti in una realtà che ancora ci appartiene e che ancora pulsa nelle nostre vene, quando l'indigenza e la fatica impastavano la società rassicurata solo dalla fede verso i santi contadini e da un'etica permeata di solidarietà nei rapporti con gli uomini. In questa etica si inserisce il significato dei granati che acquistano un valore sacrale propiziatorio (contrariamente a quello delle fave, legume inferico strettamente legato al culto del morti e delle divinità chtònie ?). I granati sono acini di granoturco lessati che hanno sostituito gli acini di farro di più antica usanza. Essi venivano ammanniti dai proprietari di vacche. Gli acini secchi di farro prima, di granturco poi, venivano messi a mollo dal giorno precedente e, con l'aggiunta di sale, fatti lessare. Era, questa, un'operazione semplicissima, ma piena di significati. I granati, imbevuti di acqua, raddoppiavano il loro volume ed acquisivano un significato pregnante in un'epoca in cui l'agiatezza delle famiglie contadine era basata sulla proprietà dei capi di bestiame utili alla lavorazione dei campi. Non era tenuto a fare i granati il proprietario di ovini, che basava la sua economia sull'attività pastorale bensì il proprietario di bovini, che basava la sua economia sull'attività agricola. Si dava ai granati valore sacrale propiziatorio, quale auspicio all'aumento del numero dei capi di bestiame, alla salute di essi, alla loro proliferazione. La sacralità del rito, perché di un vero e proprio rito si trattava, era congiunta alla religiosità apotropaica degli antichi popoli dell'Italia meridionale, una religiosità non fusa con la superstizione, ma che aveva un senso più profondo e più vicino alle divinità propiziatorie dell'abbondanza delle messi ed all'attività agricola in generale, testimoniata sul territorio di Secinaro dal documenti epigrafici di Superaequum dedicati alle dèe Cerere e Cibele, ed al dio Ercole risalenti al primo secolo a.C. Altro significato dei granati era quello di tenere lontano gli spiriti malefici e l'invidia. Essi venivano offerti dal proprietario dei bovini alla popolazione povera del paese che ne accettava quasi con devozione l'offerta. Il 17 gennaio il paese di Secinaro rivive la sua tradizionale festa di Sant'Antonio abate con la benedizione degli animali e dei granati sul sagrato della Chiesa di Santa Maria della Consolazione, con il gioioso corteo lungo le vie del paese preceduto dall'immancabile maialino, col canto caratteristico dedicato al Santo. I granati vengono offerti a tutti i cittadini. Bisogna doverosamente ringraziare gli organizzatori della manifestazione i quali, con passione, sagacità e capacità ci fanno dono di un passato che non dovrà cadere nel dimenticatoio; perché si può vivere meglio il presente conoscendo la storia, gli usi, i costumi, la vita dei nostri padri.

Evandro Ricci

 

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