La Contessa di Celano

Martedì 27 Luglio 2010 17:47 amministratore Aree tematiche - Storia di Secinaro
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La Contessa di Celano

Nel considerare il passaggio di proprietà delle nostre terre al Monastero di Farfa, non si deve perdere di vista le vicissitudini storiche del Meridione d'Italia che coinvolsero il Ducato Longobardo di Benevento ed il Regno di Napoli. Dopo circa un secolo e mezzo, infatti, e precisamente nel 1458, si ha notizia che la Contea di Celano era affidata ai Conti Ruggeri, una delle supreme famiglie del Regno di Napoli. L'ultima erede dei Conti Ruggeri fu la Contessa Giovannella, così chiamata per la sua bassa statura. La Contessa andò sposa a Lionello Accrocciamuro o Acclozamuro, un valoroso capitano originario della Provenza, regione storica della Francia Meridionale, il quale aveva combattuto in Puglia e si era distinto nella battaglia di Troia nel 1441. Sebbene perdente, Lionello fu accolto nelle file del vincitore Re Alfonso d'Aragona proprio per il valore dimostrato in battaglia. Evidentemente Lionello era un capitano di ventura che passava nelle file di chi meglio lo retribuiva. Nel 1450, sposando Giovannella, Lionello si intitolava Conte di Celano. Da loro nacquero due figli. Il maggiore di questi, Ruggierone, non assomigliava affatto al nobile eroico padre; era litigioso, dissoluto e sedizioso. Dopo la morte di Lionello, Giovannella sposò, senza avere più figli, il nobile Odoardo Colonna Principe Romano, nipote del papa Martino V. Conseguentemente Ruggierone divenne Conte di Celano. In quei tempi c'erano le lotte per la conquista del Regno di Napoli da parte degli Angioini.

Gli Aragonesi regnavano a Napoli col Re Alfonso il Magnanimo. Il Conte Ruggierone si alleò con Renato D'Angiò e combattè contro Re Alfonso. Gli Angioini furono sconfitti ed il Re Alfonso confiscò la Contea di Celano togliendola a Ruggierone e riconsegnandola a Giovannella. Sembrava che potesse regnare la pace nella Contea di Celano, Ma Ruggierone covava il desiderio di vendicarsi. Si alleò col capitano di ventura Jacopo Piccinino, dissoluto quanto o più del Ruggierone. Questi, venuto a sapere che la madre Giovannella si era recata al castello di Gagliano Aterno, cinse d'assedio il Castello con l'aiuto del Piccinino. Giovannella dovette arrendersi il 25 novembre del 1462 e fu fatta prigioniera (Cfr. Giustiniani, p. 423. Carafa, Libro 10, p. 249. Colennucci, Libro III, p. 305). Secondo il Corsignani, la Contessa Giovannella sarebbe riuscita a sfuggire all'assedio ed a tornare al Castello di Celano, sua sede. In conseguenza, il Piccinino ed il Ruggierone avrebbero sfogato la loro rabbia rivolgendosi contro tutte le fortezze della Valle Subequana distruggendole o saccheggiandole dopo aver saccheggiato e depredato la fortezza di Gagliano Aterno. Dopo di ciò, i due raggiunsero la Conca di Sulmona devastando e depredando ciò che poterono e poi si diressero alla Marsica seminando ovunque saccheggi e distruzioni. A Celano assediarono il castello dove si trovava la contessa Giovannella. Costei, dopo una strenua difesa operata dai suoi fedeli armigeri, si arrese, cedette i suoi beni al figlio e si recò a Tivoli per incontrarsi con il Papa Pio II. Divenuto nuovamente Conte di Celano, il Ruggierone offrì molte terre al Piccinino in cambio dei servigi ricevuti.Ma i due non ebbero vita facile. Dovettero affrontare dure lotte avversati dal Re e dal Papa, finché furono costretti ad abbandonare definitivamente le terre della Contea. La loro sconfitta fu annunciata a Roma ai Cardinali riuniti in Concistoro nel 1463. In quell'occasione si dette notizia che la Contea di Celano era passata dai Colonna ai Piccolomini e segnatamente ad Antonio Piccolomini pronipote del Papa. Nel cortile interno del Castello di Gagliano Aterno si può ammirare la splendida colonna, che dal pavimento raggiunge il piano superiore, simbolo della famiglia dei Colonna. Il Re Ferdinando I D'Aragona (Catalogna 1431 - Napoli 1494 ) successe al padre Alfonso il Magnanimo nel 1458. Fu subito avversato dai baroni del Regno i quali chiamarono in loro favore e contro il Re il pretendente al trono di Napoli Giovanni D'Angiò; Ferdinando I soffocò la ribellione con l'aiuto di Francesco Sforza di Milano e di Giorgio Sacandenberg (Giorgio Castriota) patriota albanese. La terra di Secinaro aveva parteggiato con i Baroni contro il Re. La popolazione di Secinaro, infatti, nel 1469 chiese al Re Ferdinando I D'Aragona ed ottenne senza pagamento la liberazione dei prigionieri fatti proprio durante la ribellione dei Baroni. Si ricordi che Ruggierone aveva parteggiato per Carlo D'Angiò. (Cfr Antinori, Vol. 40, paragrafo Secinaro).

GIOVANNELLA, CONTESSA DI CELANO

(a cura di Evandro Ricci)